Carige prevede il ritorno all'utile netto a partire dal 2023
di Redazione
Alla luce delle ripercussioni economiche della pandemia l'istituto bancario ritiene di poter raggiungere il pareggio di bilancio nel 2022
Carige dopo l'esercizio appena chiuso e alla luce delle ripercussioni economiche della pandemia ritiene di poter raggiungere nel 2021, con differimento temporale di un anno, il risultato netto atteso per il 2020 (negativo per circa 80 milioni di euro) e afferma di ritenere prevedibile il conseguimento del target di break-even ante imposte nel 2022 e di utile netto a partire dal 2023. Lo si legge in una nota della banca.
Carige ha registrato negli 11 mesi della gestione ordinaria del 2020 una perdita netta di 185,3 milioni di euro, superiore alle previsioni del piano strategico del luglio 2019 (precedente la pandemia) di una perdita a 78 milioni. Lo annuncia una nota. Accelera il margine di intermediazione nell'ultimo trimestre, è in linea al piano e in crescita del 31,6% rispetto al terzo trimestre. In aumento gli indicatori di solidità patrimoniale, oltre i requisiti regolamentari comprensivi di guidance: il ratio cet1 phased-in è al 12,8% (era 12% al 31 gennaio 2020). I target economici sono posticipati di 1 anno rispetto alle previsioni di piano.
Carige ritiene al momento "prevedibile" entro il 31 dicembre 2021 il perfezionamento del percorso di business combination. E' quanto emerge nella nota della banca sui risultati preliminari del 2020 (11 mesi). Un deterioramento dello scenario macroeconomico, "al momento non prevedibile e non quantificabile negli impatti", spiega, potrebbe influenzare negativamente l'esercizio in corso e quelli futuri mettendo sotto pressione i ratio patrimoniali, spiega. "Tale circostanza - segnala Carige - diverrebbe significativa unicamente in uno scenario stand-alone protratto nel medio-lungo termine e, comunque, oltre il 31 dicembre 2021". Per l'approvazione dei risultati definitivi al 31 dicembre 2020, prevista il 10 marzo 2021, la banca spiega anche che saranno portati a termine gli approfondimenti tuttora in corso in merito alla valutazione della probabilità di recupero nel tempo delle Attività fiscali differite (Dta - Deferred Tax Assets) per la determinazione del valore iscrivibile a bilancio: al 31 gennaio 2020 in uno scenario pre-pandemico, ammontavano a 1.076 euro milioni a livello consolidato. Sono 360 milioni di euro le Dta non iscritte a bilancio.
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