Coronavirus, chi viola le ordinanze rischia imputazioni fino all'omicidio volontario
di Marco Innocenti
Pene severe che vanno dalle multe alla reclusione fino a 21 anni
Le nuove misure restrittive che il governo ha esteso a tutta l'Italia, con l'obbligo dell'autocertificazione per ogni spostamento, hanno acceso inevitabilmente anche la discussione sulle pene per chi violi le nuove norme. Pene severe, che non ammetterebbero attenuanti e che arriverebbero a configurare anche reati penali.
Chi dichiara il falso nell’autocertificazione, necessaria per gli spostamenti per motivi di salute, per lavoro e per necessità urgenti, incorre nel reato di falsa attestazione a un pubblico ufficiale, reato che prevede la reclusione da uno a sei anni, con arresto facoltativo in flagranza. In più, trattandosi di un reato procedibile d'ufficio, ogni pubblico ufficiale che ne venga a conoscenza, ha l'obbligo di portare avanti l'azione penale, pena un'imputazione per omessa denuncia. A questo si aggiunge anche il reato di cui all'articolo 650 del codice penale che punisce con l'arresto fino a tre mesi o l'ammenda fino a 206 euro chi viola il divieto di spostarsi.
Pene molto più severe per chi, pur sospettando di aver contratto il virus, non si mette in auto-isolamento. Oltre alle sanzioni per la violazione delle ordinanze, rischia un'imputazione per lesioni o tentate lesioni volontarie. Se poi dovesse infettare persone anziane o comunque soggetti a rischio, arrivando a causarne la morte, l’imputazione potrebbe trasformarsi in omicidio doloso con la reclusione non inferiore a 21 anni. La condotta di chi esce, consapevole di poter infettare, è punita a titolo di dolo eventuale.
Ancora più pesanti sono poi le pene per chi sa di aver contratto il coronavirus e non lo dice. Si arriva fino all'omicidio volontario, se il contagio arriva a soggetti fragili causandone la morte.
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