Dpcm, il commento di Odone: "Un triste gioco dell'oca, si torna alla casella di partenza"
di Redazione
Il presidente Ascom Confcommercio Genova: "Conte condanna gli imprenditori all'incertezza"
Riceviamo e pubblichiamo una nota di Ascom Confcommercio Genova, a firma del presidente Paolo Odone:
"Una conferenza stampa in cui viene annunciato un blocco totale delle imprese italiane ancora per settimane. Quello che ha fatto ieri Conte è stato condannare gli imprenditori all'incertezza e prolungare la loro agonia verso la chiusura cui con forza ci opponiamo. A prima vista il primo Ministro sembra aver dato risposte a tutto: numeri, date, regole; un perfetto incastro di una macchina che dopo due mesi di rodaggio non è mai partita. Dove sono i tanto promessi 25000 Euro che il sistema bancario, fatte pochissime eccezioni, non si decide a mettere in campo? Il Governo deve dare garanzie imponendo alle banche una erogazione immediata.
Gli Italiani hanno dimostrato saggezza e i commercianti grande senso di responsabilità nei confronti dei propri familiari e dei propri dipendenti accettando regole pesantissime pur immersi in una economia già vacillante e, in Liguria provata dalle vicende meteorologiche e relative al dramma del Ponte Morandi. A questo punto diventa necessario ed urgente l’erogazione di credito a fondo perduto, moratoria fiscale e su tutti i pagamenti, e un forte sostegno al reddito. Abbiamo chiuso ma per riaprire quello che spaventa è una totale incertezza sul nostro futuro.
Quello che ci viene proposto è una sorta di triste gioco dell’oca ( da qui il titolo) dove il nostro coraggio e la voglia di ripartire vengono costretti da quanto abbiamo detto di ripartire sempre alla casella di partenza, perché davanti ai tanti problemi le soluzioni promesse non sono mai arrivate ed allora la fiducia e la voglia di ripartire si trasformano in rabbia.
Al momento i pagamenti che le nostre imprese si trovano ad affrontare e che pesano per i mancati incassi relativi ai tre mesi di chiusura sono un macigno che sommato ai canoni di affitto dovuti condannano qualunque sforzo di ripartenza. I contributi previdenziali e assistenziali alla stessa stregua non si vede come possano essere pagati a giugno nemmeno rateizzandoli nelle 5 rate proposte. Tutte le imposte IVA, Irap, Irpef e la Tari che pesa tantissimo soprattutto a Genova per alcune categorie tra cui pubblici esercizi.
Tutti sono preoccupati dalla cassa integrazione che non arriva per i dipendenti, che sono la forza delle nostre aziende e le 9 settimane concesse scadono a breve. I famosi €600 sono insufficienti e non sono neppure arrivati a tutti.
I ristoranti , grazie alla recente ordinanza della Regione, potranno fare vendita per asporto che finora non era consentita di alimenti e bevande ed è un passo avanti, ma ci auguriamo che quella citata dal presidente del Consiglio sia solo una ipotesi di calendario e che si possa, monitorando la situazione sanitaria , anticipare aperture delle nostre imprese.
I commercianti, i baristi, i ristoratori, gli agenti di viaggio, quelli immobiliari e di commercio, i tour operator, gli albergatori, le guide turistiche, i parrucchieri, le estetiste e tanti altri imprenditori, insieme ai loro collaboratori e alle loro famiglie non sono più disposti a sopportarlo. Si chiede al mondo delle piccole imprese un sacrificio troppo grande.
Se la prima preoccupazione di tutti deve essere la salute, qualcuno ci spieghi perché il nostro comparto è stato considerato pur con tutta la nostra buona volontà non degno di contribuire al rilancio dell’economia del Paese. Aprire un negozio, un bar o una qualunque altra attività, con guanti e mascherine e nel rispetto di tutte le regole necessarie, viene considerato più pericoloso che aprire una fabbrica con centinaia di lavoratori".
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