Escort e prostitute, ora c’è un codice Ateco per regolarizzare l’attività. Ma la legalizzazione è lontana
di M.C.
La nuova classificazione Istat include agenzie di incontro e servizi sessuali, ma scoppia il caso politico e giuridico

Escort e prostitute emetteranno regolare fattura? Teoricamente. Dall'inizio di questo mese, infatti, l’Istat ha introdotto nella nuova classificazione Ateco il codice 96.99.92, intitolato “Servizi di incontro ed eventi simili”. Il codice comprende agenzie matrimoniali, accompagnatori ed escort, ma anche l’organizzazione di eventi a sfondo sessuale e la gestione di locali di prostituzione. La misura mira a fornire un inquadramento fiscale per attività legalmente esercitate, ma solleva un acceso dibattito su possibili contraddizioni con la normativa penale italiana.
Codice 96.99.92 – Secondo l’Istat, il nuovo codice si applicherà esclusivamente a soggetti che svolgono attività legali e residenti in Italia. Rientrano in questa categoria le agenzie di speed dating, i servizi di accompagnamento e perfino l’organizzazione di eventi legati alla sessualità. Tuttavia, la dicitura ampia e l’esplicito riferimento ai “servizi sessuali” ha attirato l’attenzione dei media e sollevato forti critiche.
Polemiche politiche – La senatrice Alessandra Maiorino (Movimento 5 Stelle) ha annunciato un’interrogazione parlamentare, denunciando il rischio che il codice “finisca per legittimare attività vietate dalla legge, come lo sfruttamento o il favoreggiamento della prostituzione”. Le critiche puntano il dito contro la coesistenza tra una classificazione fiscale inclusiva e una normativa penale fortemente restrittiva.
Norme in vigore – In Italia la prostituzione non è illegale se esercitata in forma autonoma e volontaria da adulti. È invece vietata qualsiasi forma di intermediazione, promozione o guadagno altrui, secondo quanto stabilito dalla Legge Merlin del 1958. Restano punibili attività come gestire case di appuntamenti, reclutare clienti per conto terzi o organizzare eventi a pagamento con finalità sessuali.
Aspetti fiscali – La Corte di Cassazione ha stabilito che i redditi derivanti dalla prostituzione sono soggetti a tassazione, se generati da un’attività stabile e indipendente. Fino a oggi i lavoratori del sesso potevano utlizzare codici generici come il 96.09 (“Altre attività di servizi per la persona”). Il nuovo codice 96.99.92 intende colmare questa lacuna, fornendo una voce statistica e tributaria più precisa.
Problemi previdenziali – Nonostante l’obbligo fiscale, i sex worker non hanno accesso ai contributi previdenziali. L’Inps non riconosce una categoria professionale specifica per questa attività, rendendo impossibile l’ottenimento di prestazioni come pensioni, indennità di malattia o maternità. Una situazione che alimenta la disparità tra doveri fiscali e diritti sociali.
Rischi interpretativi – Il nuovo codice Ateco segna un passo verso la formalizzazione economica del lavoro sessuale autonomo. Tuttavia, l’accorpamento nel medesimo codice di attività pienamente legali e altre potenzialmente illecite genera ambiguità, lasciando aperta la questione del confine tra legalizzazione e penalizzazione.
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