Genova, al Carlo Felice torna "Beatrice di Tenda": un viaggio nel Medioevo del '400 tra contrasti, tensioni, desideri e forme di risolutezza
di Lorenzo Aluigi
L'opera di Bellini manca dalle scene genovesi da 60 anni
Era il 17 marzo 1964 quando al Teatro Margherita, allora sede del Comunale dell'Opera, Vittorio Gui diresse l'ultima edizione genovese di "Beatrice di Tenda". Da allora la penultima fatica di Vincenzo Bellini non è più tornata sui palcoscenici genovesi. A distanza di sessant'anni esatti, venerdì 15, verrà riproposta al Carlo Felice in un nuovo allestimento coprodotto dal teatro genovese con la Fenice di Venezia. La regia sarà di Italo Nunziata, le scene porteranno la firma di Emanuele Sinisi, sul podio salirà Riccardo Minasi. Il cast prevede Angela Meade (Beatrice), Mattia Olivieri (Filippo), Carmela Remigio (Agnese), Francesco Demuro (Orombello) e Manuel Pierattelli (Anichino). L'opera è stata presentata questa mattina al Carlo Felice nel corso di una conferenza stampa tenuta dal sovrintendente Claudio Orazi con il direttore artistico Pierangelo Conte e componenti del cast. "Beatrice è una donna forte, soprattutto per la sua epoca - ha spiegato Angela Meade -. Anche lei è però vittima di giochi di potere, blandita per la posizione di prestigio e eliminata quando non c'è più bisogno. Dal marito eredita soldi, terre e truppe che il Duca Filippo avrebbe voluto per sé. Così le propone di unirsi in matrimonio, lei cede e firma la sua condanna perché Filippo con l'aiuto dell'amante Agnese la fa condannare per adulterio e giustiziare". Bellini si innamorò del soggetto. Il suo librettista storico, Felice Romani, poteva contare come fonte letteraria sull'omonima tragedia di Carlo Tedaldi-Flores, ma non era persuaso della scelta del soggetto e il lavoro fu segnato da un dissidio fra i due. Al debutto alla Fenice di Venezia il 16 marzo 1833 l'opera fu accolta da fischi. Una caduta che fece soffrire Bellini: "Io l'amo al pari delle altre mie figlie - scrisse in una lettera - spero di trovar marito anche per essa". L'ambientazione di Nunziata e Sinisi punta su una atmosfera cupa e pesante, di ispirazione gotica. Il fotografo Ola Kolehmainen, esperto di spazio e luce, ha partecipato in alcune parti usando dagherrotipi e vecchie foto per accentuare l'immagine di decadenza.
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