Genova, i ristoratori dei vicoli: "Con obbligo di mascherine lavoro dimezzato"
di Michele Varì
Viaggio fra gli esercenti del Centro Storico e del Porto Antico. La indossa anche la statua vivente e i pochi turisti si adeguano
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Il ristoratori del Centro Storico si sentono isolati, ghettizzati: qui per colpa delle mascherine obbligatorie, raccontano avviliti, la gente non viene più. "Da quando c'è l'obbligo di indossarle nei locali dei vicoli e al porto antico il lavoro è crollato del 50% "
Certo nei vicoli non tutti rispettano l'obbligo: tanti passeggiando la mascherina non la indossano o la mettono solo quando incontrano qualche passante. Eppoi nel centro storico ci sono anche punti come i portici di Sottoripa dove, in nome del rito del panino a pranzo, l'assembramento è garantito, con mascherina e senza.
Sulle comode panchine di legno del porto antico affacciate sul mare poi è un optional, e qualcuno senza mascherina schiaccia pure un pisolino. Altri invece la indossano anche se isolati dal mondo e soli con il proprio cellulare.
Fra i ristoratori c'è però anche chi non chiede di cancellare l'obbligo bensì di estenderlo a tutta la città. Antonella dell'antico ristorante "Sa Pesta", è molto rigorosa e crede che l'obbligo delle mascherine deve essere esteso anche al resto della città.
La pensa diversamente Eleonora, titolare del ristorante stellato dei Tre Merli nel porto Antico che, in quanto gestore anche di un albergo a Camogli svela della drammatica serie di disdette dei turisti svizzeri, Paese che ha messo la Liguria unica regione nella lista nera dei posti da evitare.
I pochi turisti che ancora brancolano fra vicoli e porto Antico, pur ignorando l'obbligo, sanno adeguarsi, specialmente se arrivano da zone dove il Covid ha colpito duro. Intercettiamo una famiglia di Pordonone, poi un'altra di Piacenza.
Il più simpatico è Pedro, esule cubano, di professione statua vivente, un tempo minatore, ora scacchista, lui, l'uomo immobile, dice che la crisi è portatata dall'assenza dei crocieristi, e la mascherina la indossa a intermittenza, per divertire i bambini, e incassare qualche euro in più.
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