Genova, il "funerale del Buridda": palloncini e una bara vuota nell'atrio del rettorato
di Redazione
In via Balbi la protesta dei frequentatori del centro sociale, destinatario il rettore Delfino
Una bara nera con tre rose rosse e un cartello con scritto 'qui giace la cultura'. È questo il simbolo del 'funerale del Buridda', il centro sociale genovese sgomberato nelle scorse settimane. Il 'corteo funebre' guidato da un giovane vestito da prete e composto da diverse centinaia di persone vestite di nero si è diretto in via Balbi. All'interno dell'atrio di Via Balbi 5, sede del rettorato, è stata aperta la bara dalla quale sono usciti palloncini arcobaleno. "Ci siamo riuniti per celebrare la morte di una delle anime della cultura che è stata uccisa il 30 luglio 2024 da questo edificio - ha spiegato una delle portavoci - e da chi lo governa: il rettore Delfino che ha sgomberato il laboratorio sociale occupale Buridda, che era Ivo e faceva vivere di cultura tutta la città". Un funerale della cultura, come ricordato da una delle rappresentanti della 'città di sotto' che, dai trampoli, ha letto un messaggio. "La cultura non è trionfo stucchevole del folklore, la cultura non è lo spettacolo milionario sponsorizzato, la cultura non è la bancarella dei rivatti tirati a lucido. Rovesciando paradigmi, conciliava gli opposti, piegando la logica, svelava la bellezza, raccontando il sogno costruiva l'immaginario. Nei momenti di incertezza era faro luminoso, sapeva come ispirarci le idee migliori e non si arrendeva mai. Oggi non è più qui con noi della città di sotto, sopraffatta con la ragione del più forte da questa cricca di gente spregevole che deve espiare le proprie colpe plateali per l'eternità".
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