Genova, il Museo di Sant'Agostino rivede la luce: a maggio parziale riapertura, a novembre via libera per il deposito dei marmi
di Lorenzo Aluigi
I lavori in corso riguardano, nella prima fase, l’ex Chiesa, seguiti a fine 2024 dall'esposizione di frammenti scultorei e architettonici derivanti da demolizioni e dal recupero dei bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale
Iniziate le attività in vista della riapertura di Sant’Agostino, nell’anno Ianua-Genova nel Medioevo. Le prime operazioni di restyling sono state illustrate questa mattina, durante un sopralluogo del sindaco Marco Bucci e del vicesindaco Pietro Piciocchi, da Giovanni Tortelli, titolare dello studio GTRF-Tortelli Frassoni Architetti Associati, incaricato dal Comune di Genova per la stesura del masterplan di Sant’Agostino, chiuso nel 2020 per motivi di sicurezza, legati in particolare alle criticità strutturali sui 790 metri quadri di vetrate, tutte da sostituire. I lavori in corso riguardano, nella prima fase, l’ex Chiesa, costruita alla fine del XIII secolo e poi sconsacrata, a seguito delle leggi napoleoniche sulla soppressione degli ordini religiosi.
«Inizia il percorso per il recupero di Sant’Agostino, una vera e propria gemma del nostro centro storico che racconta gli antichi fasti della Genova medievale – ha dichiarato il sindaco Bucci - Il complesso risale addirittura al XIII secolo e contiene opere incredibili che raccontano la storia millenaria della nostra città. Nel Medioevo, Genova ha giocato un ruolo fondamentale nel Mediterraneo e siamo orgogliosi che tutto il mondo possa riscoprire anche questa parte della nostra storia. È importante che i genovesi e i turisti possano accedere a Sant’Agostino, un complesso unico nel suo genere per bellezza, arte e cultura. Dall’ex Chiesa fino al museo, la nostra città potrà riappropriarsi dell’intero complesso che tornerà completamente rinnovato, dagli spazi fino al percorso espositivo e i servizi per i visitatori. Un intervento che abbiamo sostenuto fortemente, l’inizio dei lavori nell’anno di Genova nel Medioevo rappresenta un forte segnale».
A fine maggio è fissata la riapertura di Sant’Agostino, consentendo di liberare gli spazi del museo e affrontare gli interventi di restauro architettonico del chiostro quadrangolare. Attraverso un percorso suggestivo, le opere del periodo medievale, in particolare marmoree, troveranno spazio tra le arcate gotiche della ex chiesa. Anche la statua di Margherita di Brabante, tra i pochi frammenti superstiti dell’imponente mausoleo dedicato all’imperatrice moglie di Arrigo VII, morta a Genova nel 1311, tornerà appositamente dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze per essere di nuovo esposta a Genova. Si tratta di una preziosa opera in marmo, alta circa un metro e mezzo, realizzata dallo scultore Giovanni Pisano intorno al 1313. Pochissimo si sa dell’aspetto originale del monumento che, collocato nella chiesa di San Francesco di Castelletto, venne demolito e disperso ai primi dell’Ottocento, assieme a tutta la chiesa e al complesso conventuale. Di quella che doveva essere una costruzione imponente e innovativa non rimangono che pochi frammenti, dai quali emerge comunque una concezione nuova e commovente del sepolcro, nel quale la regina volge al cielo uno sguardo intenso di speranza, senza precedenti nell’arte, se non nei versi della “Commedia” dantesca.
L’esposizione consentirà di effettuare nuovi studi e approfondimenti scientifici sulla produzione artistica medievale genovese. Il progetto prevede un primo spazio totalmente immersivo ed emozionale, attraverso una proiezione multimediale, che consenta al visitatore di entrare nel contesto culturale del Trecento genovese, quindi l’attraversamento di una “foresta di capitelli” (ne saranno esposti circa 60, in marmo di Carrara, emblematici dell’architettura del tempo). Dopo l’ingresso nell’immenso spazio gotico della chiesa il percorso dei visitatori sarà guidato da una sequenza tematica ordinata per conoscere la cultura, la politica, il potere, la devozione religiosa e l’autocelebrazione delle famiglie genovesi attraverso le principali opere che la città ha conservato, in un affascinante connubio tra gli archi, le colonne e le volte della chiesa e i marmi del museo. I lavori, iniziati in questi giorni e che hanno visto fino dalle prime fasi progettuali il coinvolgimento della Soprintendenza e del Comitato Scientifico, hanno già interessato la demolizione di una gradonata in laterizi, realizzata negli anni novanta del ‘900, al culmine della quale era posta la statua del Genio dell’armonia, la cui copia è nel pronao del Teatro Carlo Felice.
La seconda fase della riapertura, entro novembre, riguarderà il deposito dei marmi: saranno mostrati al pubblico gli innumerevoli frammenti scultorei e architettonici conservati nei depositi del museo di Sant’Agostino, derivanti in parte dalle demolizioni di edifici monumentali tra Ottocento e Novecento e in parte recuperati a seguito dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Nel 2025, sarà riaperto il chiostro quadrangolare dopo il restauro delle vetrate, della pavimentazione e del giardino interno, compresi interventi di abbattimento delle barriere architettoniche, adeguamento impiantistico e illuminotecnico. Saranno poi riallestite le opere medievali nel chiostro quadrangolare al primo livello del museo, definita una nuova sezione museografica al piano terra dedicata al rapporto di Genova con l’Oriente e sorgeranno nuovi spazi per l’accoglienza e di servizio per i visitatori (biglietteria, bookshop, caffetteria). Infine, saranno riallestiti il Pallio bizantino, le sculture lignee - al primo livello del chiostro triangolare -, e le opere rinascimentali e barocche nel chiostro quadrangolare al secondo livello del museo. Sarà anche aggiornato l’impianto di controllo igrometrico e climatico per la conservazione delle opere più fragili.
Il Museo di Sant’Agostino di Genova, il più grande tra i musei civici, è l'ultima opera architettonica museografica progettata da Franco Albini e Franca Helg, ed è considerato una delle massime espressioni dell'architettura italiana del secolo scorso. Progettato a partire dagli anni Sessanta, dopo il vaglio di numerose varianti di ricostruzione e restauro dei resti del complesso monastico agostiniano, distrutto dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, è stato aperto al pubblico nel 1982 (spazi distribuiti intorno al chiostro quadrangolare) e completato con i volumi intorno al chiostro triangolare negli anni immediatamente successivi. L'ex chiesa, che fa parte del complesso, è una delle più complete e monumentali espressioni dell'architettura gotica genovese. Gli originari intenti progettuali avevano contemplato il recupero dell'ex chiesa come spazio collaterale da inserire nel percorso di visita del museo. Il suo restauro, a partire dal 1988, è stato avviato (senza gli interventi sugli apparati decorativi) con l'intento di destinarla ad auditorium di musica per la GOG (Giovane Orchestra Genovese), istituzione che ha poi trovato sede definitiva più idonea in altro luogo. In seguito, la chiesa è stata aperta solo per manifestazioni temporanee. Memorabile quella della “Sacra Selva” del 2004. L’ultima mostra risale al 2016.
L’ex Chiesa e il museo, considerati dal punto di vista storico, architettonico, monumentale e culturale, come un unico indissolubile complesso, necessitano di interventi significativi: il completamento e l’aggiornamento del percorso museografico e di allestimento degli spazi espositivi (chiostro quadrangolare, chiostro triangolare, piano terra con nuova sezione Genova e l’Oriente); completamento del restauro e rifunzionalizzazione della ex chiesa secondo criteri di sostenibilità e di compatibilità culturale con il museo. A distanza di oltre 40 anni dall'apertura al pubblico del museo, a causa soprattutto dell'obsolescenza di elementi architettonici e impiantistici, si rendono improcrastinabili gli interventi di risanamento, restauro e adeguamento, ai quali sono da aggiungere opere necessarie per favorire l'accessibilità, la visitabilità e la fruizione aggiornata dell'intero complesso.
Il Masterplan Generale degli interventi, redatto dallo studio GTRF Tortelli Frassoni Architetti Associati, prevede diverse fasi di lavoro: interventi architettonici sul chiostro quadrangolare; abbattimento delle barriere architettoniche; interventi architettonici per ampliare gli spazi di accoglienza e di servizio; adeguamento degli impianti; restauro completo della ex chiesa; percorso museografico aggiornato secondo criteri di attualità.
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