Genova, libri: "Un azzardo italiano - Storia del totocalcio", presentazione mercoledì 20 alle 17 al CSAL di via San Luca
di Redazione
Il primo grande gioco laico della società di massa in Italia esiste ancora ma è come se non esistesse, nessuno se ne accorge più
Mercoledì 20 marzo, alle ore 17,30, si svolgerà a Genova, al CSAL - Centro Studi per l‘Analisi del Linguaggio, in via San Luca 1, interno 9a (2°piano), la presentazione del libro di Sergio Giuntini, presidente della Società Italiana di Storia dello Sport, “Un azzardo Italiano. Storia del Totocalcio”, pubblicato da Prospero Editore. Dialogheranno con l’autore Riccardo Grozio e Mario Flamigni; interverrà Felice Accame.
Il Totocalcio, il primo grande gioco laico della società di massa in Italia, esiste ancora ma è come se non esistesse. Nessuno se ne accorge più. I giornali, la radio, le televisioni, i social lo ignorano. Nessuno si affanna a giocare la magica schedina e anche le vincite risultano di una modestia irridente rispetto a quelle garantite da altri giochi di fortuna. Eppure una volta non era così. La SISAL (acronimo di Sport Italia Società a responsabilità Limitata), poi Totocalcio (Totalizzatore Calcistico), dovuta all’idea geniale di un ebreo triestino, Massimo Della Pergola, scampato alle leggi razziali del fascismo riparando in Svizzera, ha a lungo costituito nel secondo dopoguerra la grande passione (col Lotto) dei ceti popolari e della piccola borghesia. Il Totocalcio era un “gioco apollineo” che consentiva di “sognare l’elevazione personale senza entrare in competizione con altri, senza partorire istinti violenti”.
Un gioco agnostico rispetto alle distinzioni e alla lotta di classe e, per di più, simile alle procedure elettorali. Insomma un alleato, ancorché involontario, della democrazia”. Il volume ne ricostruisce la storia economica, sociale e politica dal 1946, le sue ricadute di costume: la compilazione settimanale della fatidica schedina rappresentava un autentico rito profano. Ricostruisce i contrasti tra partiti, e nelle stesse file della Democrazia Cristiana, allorché venne nazionalizzato e gestito direttamente dal CONI a datare dal 1948. Ritorna sui suoi vincitori milionari, a partire dal primo: il milanese - ex partigiano - Emilio Biasetti che col suo 12 nel concorso del 5 maggio 1946 (al 13 si passerà nel 1951) incassò 463.864 lire. Analizza l’impatto che il Totocalcio ha avuto sul cinema e sulla musica leggera, si sofferma sullo scandalo deflagrante del Totonero. Ripercorre in definitiva la centralità rivestita da questo gioco di scommessa e di abilità nella mentalità e nell’immaginario degli italiani della cosiddetta Prima Repubblica.
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