Il raid incendiario contro la polizia locale come risposta ai pattuglioni nei vicoli
di Michele Varì
Ipotesi della Digos per spiegare il rogo di Marassi. Le indagini partite con l'handicap: in zona nessuna telecamera
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Gli anarchici che hanno dato alle fiamme gli scooter della polizia locale del distretto di Marassi e San Fruttuoso, con tanto di rivendicazione sui siti antagonisti, hanno agito per vendicare la stretta dei controlli degli agenti nei vicoli del centro storico di Genova.
Ne sono convinti gli investigatori della Digos che indagano sul misterioso rogo che la scorsa notte in un garage della polizia locale di via Marassi ha distrutto due scooter e ne ha danneggiati altri tre. Gli agenti ipotizzano che il raid incendiario sia la risposta ai serrati controlli avviati da alcune settimane dagli agenti della municipale insieme a carabinieri e polizia di stato.
Nel mirino i vigili urbani potrebbero essere finiti perché il loro impiego costante nel controllo del centro storico, a gli occhi degli anarchici, può essere visto come la volontà repressiva da parte del Comune di Genova e del suo assessore alla Sicurezza, il leghista Stefano Garassino, e dello stesso sindaco di Genova Marco Bucci, due amministratori che, guarda caso, neanche una settimana fa, insieme al governatore Toti, hanno svolto un sopralluogo, una sorta di passeggiata ricognitiva, nei vicoli della città vecchia. Per incontrare e rassicurare abitanti e commercianti.
Di fatto la consolidata presenza di agenti di polizia locale nelle vie del centro storico è sotto gli occhi di tutti, come mai era accaduto in passato visto che per la prima volta, su decisione del prefetto, si dividono la vigilanza della città vecchia con la polizia di stato e i carabinieri.
Una novità che sta intaccando alcuni equilibri della città vecchia: perché mentre i tradizionali ed esperti carabinieri e agenti di polizia hanno ormai trovato una sorta di patto non scritto con i gruppi anarchici e antagonisti all'insegna della non belligeranza, anche se sempre nel rispetto dei propri ruoli, i pattuglioni della locale invece grazie a nuove assunzioni possono mettere in campo molti più agenti e quasi tutti giovani, ragazzi quasi mai non inclini alla mediazione e alla pur minima tolleranza, con le conseguenze positive ma anche negative che questo comporta. Vigili fra l'altro molto rigidi sulle normative che limitano gli eccessi della movida.
La “sfida” aperta fra anarchici e gli agenti della locale è confermata da alcuni murales e scritte nel centro storico con tanto di disegni di ratti con la svastica, a simbolizzare la militarizzazione, forse prendendo spunto da un noto libro a fumetti che racconta della persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti che sono appunto raffigurati come ratti. Non sono mancati nelle scorse settimane gli screzi fra agenti e antagonisti, soprattutto nella zona delle Vigne e della Maddalena.
L'incendio di Marassi, dunque, potrebbe essere una sorta di vendetta, ma anche un lucido guanto di sfida, perché i piromani per bruciare gli scooter non si sono limitati a un raid dimostrativo che avrebbero potuto fare lanciato del liquido infiammabile contro la porta del garage, ma hanno agito con calma e freddezza: prima hanno tagliato la catena dell'ingresso, poi sono entrati e hanno appiccato il fuoco allo scooter posteggiato al centro del garage, per danneggiare anche gli altri. Come a dire noi possiamo colpirvi.
Perché puntare il mirino contro il distretto di Marassi? Perché è situato in vecchia palazzina coloniale non controllata da telecamere, facile da attaccare. Una sede che entro un anno dovrebbe essere trasferita nei nuovi locali di via Canevari, ma che oggi è del tutto indifesa, vulnerabile anche per via di una stradina che le scorre intorno e permette, senza il rischio di essere ripresi da telecamere, di arrivare in corso De Stefanis, a due passi dallo stadio di Marassi.
Dai detective della questura trapela persino un leggero malumore: ok ai tanti occhi elettronici per sorvegliare il centro storico, ma anche la Valbisagno e via Marassi, dove sono stati bruciati gli scooter, si trovano a Genova. E qui di telecamere non ce n'è neppure una. Come sapevano perfettamente gli autori dei raid incendiario. Per questo le indagini sono partite con un handicap.
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