In Liguria più giovani che lavorano, ma la Cisl: "Troppo poco per recuperare"
di Fabio Canessa
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Dati Istat, 4mila occupati in più nella fascia 15-34 anni. Maestripieri: "Bisogna investire"
“I numeri dell’Istat del 2018 fanno intravvedere un piccolo segnale positivo, un’inversione di tendenza su Neet e lavoro giovanile, ma senza investimenti e in assenza di politiche per il lavoro a tutto tondo non recupereremo i ritardi accumulati negli ultimi 10 anni”, così Luca Maestripieri, segretario generale Cisl Liguria commentando i dati Istat che indicano tra il 2017 e il 2018 un aumento di 4000 occupati nella fascia tra i 15 e i 34 anni.
Per quanto riguarda i Neet, i giovani inattivi (compresi quelli che non cercano lavoro e non sarebbero disposti a lavorare e nemmeno a formarsi) sono diminuiti passando da 59mila nel 2017 a 55mila nel 2018. “Il prezzo della crisi è stato pagato dai soggetti più deboli, a partire dai giovani che sono rimasti fuori o che sono entrati in un mercato del lavoro asfittico. Le politiche pubbliche e, di conseguenza, quelle formative, non si cono concentrate a sufficienza nel fare quel necessario passo in avanti per qualificare il lavoro e il contenuto professionale utile per affrontare le sfide dell’innovazione e della competitività".
"Per anni - prosegue Maestripieri - si è raccontato ai giovani che il lavoro non c’è e, quando c’è, è precario e di bassa qualità. Invece è fondamentale essere qualificati per offrirsi nel mondo del lavoro, tanto è vero che sono molti gli imprenditori che cercano lavoratori qualificati, dal pizzaiolo al tornitore fino all'ingegnere con specializzazione in campi specifici, e non lo trovano. Domanda e offerta, così, non si incontrano".
"I dati ci dicono che in Italia i giovani che hanno terminato gli studi attendono mediamente 45 mesi prima di avere un’assunzione a tempo indeterminato, quattro volte in più che nel resto d’Europa. Bisogna mirare ad un lavoro più dignitoso per le nuove generazioni, diminuire le tasse sul lavoro, offrire la prospettiva per un futuro più stabile qui da noi. Ma per smuovere tutto questo sono indispensabili gli investimenti. Dobbiamo arginare la dispersione scolastica, abbattere gli steccati che impediscono un dialogo tra mondo del lavoro, della scuola e dell’impresa. L’alternanza scuola-lavoro, se praticata come esperienza realmente formativa e non di sfruttamento, può essere uno strumento importante ma le risorse sono state tagliate”, conclude il segretario della Cisl.
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