"Incerti e sospesi", gli Anni Venti in mostra a Palazzo Ducale a Genova
di Claudio Cabona
Un viaggio affascinante in un’epoca ruggente, ma anche difficile, attraverso circa 100 opere.
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Gli Anni Venti per l’arte italiana furono un tempo cruciale. Il furore dell’avanguardia futurista dal 1909 aveva scardinato i vecchi schemi della produzione artistica coinvolgendo in breve altri campi della scena culturale. Poi la prima guerra mondiale con il suo carico di lutti e sconvolgimenti segnò le coscienze in profondità. Dopo la fine del conflitto pittori e scultori si divisero tra chi non volle abbandonare la sfida legata ai nuovi percorsi e i fautori del “ritorno all’ordine”, intenzionati a recuperare la lezione dei maestri dell’antichità, a partire da Piero della Francesca, o a scegliere la strada dell’intimismo e dell’introversione. Su quell’ epoca convulsa e difficile concentra l’attenzione la mostra “Gli Anni Venti in Italia. L’età dell’incertezza”, a cura di Matteo Fochessati e Gianni Franzone, dal 5 ottobre al 1 marzo 2020, a Palazzo Ducale di Genova.
È un viaggio affascinante attraverso un centinaio di opere provenienti da importanti musei, gallerie e collezioni private, per descrivere, appunto, il passaggio dal trauma della Grande Guerra, con la fine dei punti fermi e dell’ottimismo, alla crisi mondiale degli Anni Trenta, anticipata dal crollo di Wall Street dell’ottobre del 1929 e l’ascesa dei regimi dittatoriali che portarono alla catastrofe della Seconda Guerra Mondiale. A creare il clima di incertezza individuale e collettiva – sottolineano i curatori – fu un insieme di elementi: il Fascismo e la svolta autoritaria, l’instabilità internazionale, le spinte ai cambiamenti culturali, di costume e nei rapporti tra i sessi ereditate dalla Belle Epoque. L’arte rispose con “un’ampia varietà di declinazioni linguistiche, una vasta gamma di enigmatiche rappresentazioni di attesa, ma che alimentò pure – nell’aspirazione a una fuga verso l’altrove – l’esplorazione di universi spirituali, irrazionali e onirici, l’evasione verso dimensioni edonistiche e l’aspirazione a un ritorno al passato”.
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