Omicidio di Genova, un collega della vittima: “Pasquale non era violento”
di Michele Varì
“Viveva per moglie e figli, poi qualcuno ha rotto gli equilibri della famiglia”
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“Pasquale Scalamandrè era un mio collega che viveva e lavorava per la famiglia, non era violento e non troverete nessuno che potrà dire il contrario, era appena andato in pensione...”.
A parlare è un autista Amt collega e vicino di casa del sessantaduenne ucciso dai figli nella sua casa di via Garrone, a San Biagio, sulle alture della Valpolcevera.
L'uomo ieri notte è stato fra i pochi a uscire di casa dopo la tragedia per portare fuori il cane. E ha voluto parlare perché non voleva che il collega fosse ricordato come un violento, lo stesso sentimento misto ad un dolore lancinante che lacera le due sorelle di Pasquale, accorse ieri sera in via Garrone in due momenti diversi.
La prima sorella si vede durante l'intervista del collega di Scalamandrè, la donna spunta da dietro la cancellata per dire alla sorella rimasta sulla strada che deve correre a casa dall'anziana madre: “Ha saputo, ha capito che è successo qualcosa, bisogna starle vicino” urla la donna.
Un'immagine emblematica di una tragedia che ha cancellato una famiglia sino a pochi mesi fa per tutti apparentemente normale.
Una tragedia in cui il padre è stato ucciso dal figlio a cui lui, racconta un altro collega della vittima, aveva dedicato tutta la vita. “Il figlio che l'ha ucciso, il più grande, aveva avuto dei problemi di salute, e Pasquale lo aveva portato anche all'estero, in Francia, per curarlo, aveva speso tutta la sua vita per curarlo...”.
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