Sestri, tra sviluppo e integrazione: il quartiere difende il suo cantiere

di Emilie Lara Mougenot

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Cittadini a favore dell’espansione della grande industria navale e della convivenza multiculturale: “Un’opportunità, non un problema”

“Si vada avanti con lo spirito sestrese, Genova non è nata da sola, una città di mare che guarda oltre l’orizzonte” questo si può sentire stasera nel gremito teatro Verdi. Sestri Ponente è da sempre legata alla sua grande tradizione industriale, e i suoi abitanti non hanno dubbi: il cantiere navale è un valore da difendere e far crescere. Di fronte alle recenti discussioni su possibili attriti tra il quartiere e l’attività produttiva, alcuni cittadini hanno voluto ribadire il loro punto di vista: il lavoro e l’integrazione sono elementi imprescindibili per il futuro della delegazione.

 

Orgoglio e sviluppo – La costruzione di alcune delle navi più belle e moderne al mondo rappresenta una fonte di prestigio per Sestri. “I nostri nonni erano fieri di vedere nascere qui transatlantici come il Rex o l’Andrea Doria. Oggi continuiamo quella tradizione con nuove tecnologie e nuovi scenari globali” affermano i firmatari del documento. L’espansione del cantiere, per loro, è un’opportunità che supera di gran lunga i disagi.

 

Lavoro e integrazione – La composizione della manodopera è cambiata, ma questo non è visto come un problema. “La natalità italiana è in calo, è naturale che giovani operai e tecnici arrivino da altre parti del mondo. È un arricchimento, non un ostacolo” sottolineano. La convivenza tra culture diverse, sia nel cantiere che nelle scuole del quartiere, viene considerata un’occasione di crescita e confronto.

 

Memoria e unità – I cittadini ricordano anche i momenti difficili del passato. “Dieci anni fa il cantiere rischiava di chiudere e tutta Sestri si è mobilitata per salvarlo. Accanto a noi c’erano anche i lavoratori immigrati delle ditte appaltatrici. Chi oggi critica dovrebbe ricordarlo”.

 

Un quartiere in trasformazione – Nessuno nega che la crescita industriale possa portare problemi logistici e di convivenza, ma per affrontarli servono proposte concrete, non paure alimentate ad arte. “Le istituzioni devono vigilare, ma senza trasformare il dibattito in uno scontro su nazionalità o colore della pelle. La soluzione è più sindacato, più solidarietà e meno divisioni”

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