World Press Photo Exhibition debutta a Genova: a Palazzo Ducale il meglio del fotogiornalismo mondiale

di Anna Li Vigni

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L’esposizione riunisce circa 140 fotografie realizzate da 42 fotografi selezionati tra le oltre 59.000 immagini candidate da 3.778 fotoreporter provenienti da 141 Paesi

World Press Photo Exhibition debutta a Genova: a Palazzo Ducale il meglio del fotogiornalismo mondiale

Per la prima volta Genova ospita la World Press Photo Exhibition, tra le più prestigiose mostre internazionali dedicate al fotogiornalismo. L’appuntamento è a Palazzo Ducale, nella Loggia degli Abati, dal 30 aprile al 24 giugno 2025, prima tappa italiana di un tour globale che toccherà oltre 60 città nel mondo.

Organizzata da Cime, Ambassador ufficiale per l’Italia della World Press Photo Foundation, in collaborazione con la Fondazione Palazzo Ducale, l’esposizione riunisce circa 140 fotografie realizzate da 42 fotografi selezionati tra le oltre 59.000 immagini candidate da 3.778 fotoreporter provenienti da 141 Paesi.

Il concorso, nato nel 1955, rappresenta oggi il massimo riconoscimento per il fotogiornalismo contemporaneo. Le immagini vincitrici sono scelte attraverso un rigoroso processo di selezione: prima da giurie regionali, poi da una giuria globale indipendente, presieduta quest’anno dalla curatrice italiana Lucy Conticello, che ha sottolineato come il premio offra uno spaccato, seppur parziale, dei principali eventi del mondo, premiando “fotografie che stimolano il dialogo”.

Le storie in mostra documentano con forza e sensibilità i grandi fatti del 2024: dall’attentato a Donald Trump alla campagna elettorale in Venezuela, dalla violenza delle gang ad Haiti alle proteste in Kenya, Georgia e Bangladesh. Non mancano reportage sui conflitti in Sudan, Ucraina e nella Striscia di Gaza, con immagini toccanti di sopravvissuti, come la piccola Anhelina, in fuga dall’Ucraina, o Mahmoud Ajjour, bambino palestinese gravemente ferito da un attacco militare.

Tra i progetti a lungo termine premiati figura quello dell’italiana Cinzia Canneri, che ha documentato le vite delle donne in fuga dal regime eritreo e dal conflitto etiope. Altri reportage raccontano la difesa dell’identità culturale maori in Nuova Zelanda (Tatsiana Chypsanava), la repressione in Russia (Aliona Kardash), la crisi democratica in Salvador (Carlos Barrera) o la traversata estrema dei migranti nel Darién (Federico Ríos). Spicca anche il lavoro di Ebrahim Alipoor, dedicato ai kolbar, i corrieri clandestini del Kurdistan.

Ogni scatto è una testimonianza potente e umana, capace di raccontare ciò che accade nel mondo e toccare corde profonde della nostra coscienza.

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