A Genova l'evento sulla gestione delle risorse idriche nel mondo tra divulgazione, traversate oceaniche e il canto dei ghiacciai
di Roli
Nel capoluogo ligure la conclusione di The Water Code, progetto durato due anni che ha visto Helpcode capofila. L'esploratore Bellini ha raccontato la sua traversata oceanica, da Genova al Brasile su una barca a remi

Esplorazione, canto dei ghiacciai e divulgazione scientifica: sono questi i temi emersi all'evento finale di The Water Code, il progetto nato dalla partnership di dieci associazioni, con Helpcode capofila, che ha coinvolto studenti e cittadini di dieci regioni italiane in attività che sono servite ad approfondire il tema della gestione delle risorse idriche nel mondo, sempre più importante a causa dei cambiamenti climatici. Il progetto "è durato circa due anni, durante i quali sono state coinvolte circa 400mila persone", racconta il segretario generale di Helpcode Matteo Cavalleroni, in esperienze come citizen journalism, percorsi all'aperto, contest e per le scuole anche un kit didattico con otto obiettivi di sviluppo sostenibile. Tra i temi più interessanti emersi in questi due anni c'è il water grabbing, che potremmo tradurre come accaparramento d'acqua, che soprattutto nelle aree più povere del mondo sta diventando un bene sempre più esclusivo.
All'evento di chiusura hanno partecipato l'esploratore e divulgatore scientifico Alex Bellini, il fisico, imprenditore e divulgatore Massimo Temporelli e il regista Stefano Collizzolli, che ci hanno raccontato la loro esperienza sui temi del cambiamento climatico.
L'esploratore Bellini, dalle traversate oceaniche su barche a remi alla meraviglia del fiume Po - Alex Bellini ha compiuto alcune imprese sportive che hanno semplicemente dell'incredibile: il 18 settembre del 2005 era partito proprio da Genova a bordo di una barca a remi con destinazione Fortaleza, in Brasile, dove è arrivato il 30 aprile 2006. "Ricordo tanta meraviglia, è stata la prima esperienza di viaggi in mare perché sono un montanaro - scherza -. Nel 2005 per la prima volta mi sono immerso nell'oceano. La parte che voglio sottolineare è la scoperta del mondo interiore: quando si parla di sostenibilità si pensa sempre al mondo di fuori ma va recuperata nel mondo interiore, che è fatta di rispetto, di pazienza. È la pre condizione che rende il tutto possibile". Bellini si definisce un esploratore: "L'esploratore moderno a differenza di Cristoforo Colombo e Marco Polo (indica i loro ritratti nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi, ndr) vive in un mondo che è già stato scoperto ma può guardare con occhi nuovi le cose vecchie". È il caso della sua esplorazione del fiume Po, un luogo che, ammette, non si aspettava gli avrebbe fatto provare molta meraviglia. "Ho navigato sulle sue acque nel 2022 a bordo di una zattera costruita con materiali di recupero, il Po lo conosciamo tutti dalle scuole medie: dove nasce, gli affluenti di destra e di sinistra. Invece è stato un viaggio ricco di stupore e meraviglia". L'esplorazione per Bellini ha rappresentato soprattutto "un viaggio interiore", che gli ha fatto scoprire non solo "tutto quello che so del mondo" ma anche una grande parte di sé stesso. "L'esplorazione rispondeva al bisogno di conoscermi, di sciogliere alcuni nodi interiori - racconta -. Vivevo nell'illusione di essere qualcun altro. A seguito di un lutto famigliare ho preso coraggio e ho trasformato il mio bisogno in un'azione concreta. Oggi il viaggio ha scopi divulgativi, non serve a sciogliere i nodi di prima ma ad aiutare tutti quanti a compiere un viaggio alla scoperta del mondo in cui viviamo, che merita di essere conosciuto. Non possiamo prenderci cura di qualcosa che non conosciamo".
La divulgazione di Massimo Temporelli tra un mondo che va misurato e la scienza che costa fatica - "Sapere come si forma un arcobaleno non mi toglie meraviglia" ci racconta Massimo Temporelli, fisico e imprenditore, nonché divulgatore scientifico da 143mila follower. La parola chiave del suo intervento è "misurare" perché "farlo ci permette di conoscere il mondo e di comunicarlo. La scienza non è qualcosa di freddo, ci permette di capire il mondo". Per Temporeli divulgare la scienza significa trasmettere che "c'è qualcosa di potente sotto" che però si "impara con fatica. Con un reel di 90 secondi non impari la scienza. Ben venga la scienza sui social ma poi ci sono gli scienziati, le lauree, la ricerca. Semplificare significa dare a qualcuno la possibilità di superare una barriera architettonica a chi non riesce a superarla. La rampa che metto io non ti porta in cima al tetto ma al primo livello. Siamo spingitori di studiosi". Il rischio però è quello di confrontarsi senza sapere "la differenza tra meteo e clima": "Prima di iniziare un dibattito dico sempre 'ognuno di noi ragioni da solo e poi dibattiamo'. Non posso perdere tempo a sentire persone che non hanno fatto un viaggio interno, di ascolto, di esplorazione di sé, di raccolta di dati dall'esterno e mi restituiscono la loro verità. Il rischio è che l'argomento venga aggredito senza aver ragionato". Ma una delle difficoltà del comprendere la differenza tra meteo e clima è anche quella legata alla paura di certi cambiamenti che il nostro mondo sta vivendo, "il cambiamento però non è naturale se non su lunghissimi tempi. Auto elettrica, smettere di mangiare la carne, smettere di bere l'acqua in bottiglia: ci è arrivato tutto addosso di colpo e non è facile cambiare. Dovremmo cominciare a cambiare abitudini un po' alla volta, andando anche a rinunciare a qualcosa".
Il canto dei ghiacciai e le cascate che respirano nel documentario di Stefano Collizzolli - Stefano Collizzolli il canto dei ghiacciai ce lo fa sentire: tra riprese e microfoni calati in crepacci a trenta metri di profondità ha filmato immagini e registrato suoni che trasmettono il cambiamento velocissimo che sta vivendo il ghiacciaio di Làres, nel parco naturale Adamello-Brenta, dato dallo scioglimento del ghiacciaio stesso. "Stiamo producendo dei piccoli racconti video - racconta - e poi un film documentario per portare il pubblico lassù, che è un'esperienza poco frequente". Il primo di questi racconti, realizzato insieme al suo socio Paolo Ghisu e prodotto da Zalab si intitola proprio "Il canto del ghiaccio" e ci mostra un time lapse di 7 mesi durante i quali si vedono cambiamenti evidenti, tra cui "una cascata che respira: nel corso della giornata a seconda dell'insolazione in alto si gonfia o si sgonfia". Il tempo è una chiave del progetto: "Sono fenomeni che avvengono ad una velocità completamente inedita in tutta la storia delle osservazioni - racconta -. Normalmente questi tempi stavano su un'altra scala, che trascende la vita umana. Parliamo di cose che durano più di una vita e normalmente sono inattingibili. In vent'anni ci sono stati dei cambiamenti giganteschi, ma si vedono anche in un'estate". Collizzolli ci racconta anche una sua esperienza personale, che lo ha spinto a voler raccontare la vicenda di questo ghiacciaio in risposta "ad un'esigenza emotiva prima che informativa, politica o attivista": "Sono risalito su un ghiacciaio a molti anni di distanza e il primo impatto è stato quello di precipitare dentro una realtà completamente diversa. Io mi sono reso conto che dove camminavo, sopra ghiaccio, in realtà camminavo a mezz'aria: sono scomparsi 150 metri di spessore di ghiaccio. È un disorientamento profondissimo. Dentro questa instabilità, molto angosciante, c'è anche la comprensione del cambiamento più complesso che avviene attorno: le piante salgono, gli animali salgono e magari vanno in stress, è tutta una situazione più grande. Vengo da una valle alpina dove le vigne sono dove stava un ghiacciaio. I cambiamenti sono sempre avvenuti ma mai così veloci".
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