Diga di Genova, l'ingegnere Silva a Telenord: "Questa opera è infattibile. L'alternativa: costruire su fondali più bassi "
di Gaia Cifone
A presentare in anteprima esclusiva il progetto alternativo – “più economico e realizzabile” - a “Tiro Incrociato”, è Piero Silva, professore di pianificazione portuale
“Ci sono due modi per non fare un’opera. Opporsi e dire di non farla, oppure dire di fare un’opera opera infattibile. E questo secondo caso è esattamente quello dell’attuale progetto della Diga foranea di Genova, Diga a cui io sono assolutamente favorevole, ma non con questo progetto”.
A parlare e a presentare in anteprima esclusiva il progetto alternativo – “più economico e realizzabile” - a “Tiro Incrociato” su Telenord, è Piero Silva, ingegnere genovese e professore di pianificazione portuale all'Esitc di Caen, l’università di Normandia, che per anni ha rivestito e riveste il ruolo di direttore di progetto e consulente tecnico per decine di opere in India, Pakistan, Iran, Libano, Qatar, Yemen, Francia, Egitto, Libia, Algeria, Marocco, Ghana, Camerun, Repubblica Domenicana e Guinea.
Silva è stato anche consulente del Rina nella prima fase del progetto, ma poi si è dimesso, rinunciando al compenso, non condividendolo.
La presentazione ufficiale dell’idea alternativa organizzata dal Coordinamento dei Comitati del Ponente avverrà sabato alle 14,30 alla Sala Mercato, a fianco del Teatro Modena di Sampierdarena. E Silva ne anticipa le linee guida a “Tiro Incrociato”, intervistato dal direttore di Telenord Giampiero Timossi e da Edoardo Cozza: “L’attuale progetto va ad influire su strati di limo argilloso, tra i più complicati. Si tratta di un modello che nel mondo è stato realizzato al massimo su fondali al massimo di 30 metri e qui siamo sopra i 35 metri, quindi i rischi sono enormi. Invece è possibile fare tutto questo su fondali più bassi, semplicemente demolendo anche l’ultimo troncone dell’attuale Diga foranea che invece l’attuale progetto prevede di lasciare in piedi”.
A questo punto, la prima obiezione è obbligata. E cioè che quel troncone di Diga è tutelato dalla Sovrintendenza che si oppone alla sua demolizione: “E’ vero – spiega Silva – ma io sono molto fiducioso sulle parole del viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Edoardo Rixi, persona competente e seria, che è stato molto aperturista sulla possibilità di poterla comunque demolire. Questo era l’unico vero motivo ostativo al mio progetto alternativo; rimosso questo non c’è un motivo, uno solo, per preferire il modello prescelto a quello che porto avanti io, che costa meno della metà, almeno. Su questi temi sono disposto a confrontarmi con tutti”.
Ed è obbligata anche la seconda obiezione. Perché in tanti altri esperti hanno asseverato il progetto attuale osteggiato da Silva? “Rispondo per me. Io posso essere libero perché lavoro in tutto il mondo, meno che in Italia”.
Ma non rischia di essere una posizione da Cassandra? “Io non sono una Cassandra, ma semplicemente mi ritengo una persona responsabile. Un’opera come quella che si vuole costruire è a rischio collasso geotecnico, come accadde a Nizza, provocando molti morti. Amo profondamente la mia città e non voglio che succeda qualcosa di simile”.
Silva precisa in continuazione di non voler essere accusato di essere un uomo del No. “Anzi, è verissimo che le nuove navi hanno bisogno di questa diga e il mio progetto è elaborato sulla base di altri progetti, riusciti, su cui ho lavorato direttamente. E’ un’opera fattibile con tempi e costi controllati e soprattutto senza rischi. E mi sono confrontato con moltissimi operatori, fra cui piloti per porto, per trovare condizioni di lavoro e di evoluzione migliori per tutte le navi”.
L’ultimo tassello di Silva è quello temporale ed economico: “Per fare la Diga che hanno in mente loro ci vogliono minimo quattordici anni, qui ce ne vorrebbero la metà. E anche il costo di quella portata avanti dalle istituzioni è di più di due miliardi e se mi sbaglio mi sbaglio per difetto, qui la metà che è già molto per una Diga. Trovatemi un solo motivo per non ascoltarmi”.
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