Fondazione Carige chiede 141 milioni di danni agli ex vertici
di Redazione
L'azione di responsabilità rovescia una precedente decisione del consiglio
Fondazione Carige ha chiesto oltre 141 milioni di euro di danni agli ex vertici per la gestione dell'ente ligure tra fine 2009 e inizio 2012. La citazione risale a settembre, mentre la prima udienza è attesa a maggio. A fine 2013 la Fondazione, ancora socia al 47% di Banca Carige, si ritrovò ad affrontare una grave crisi di liquidità in scia alla banca conferitaria, per veder poi azzerata la quota. Il giudizio è volto ad accertare, secondo l'atto depositato dall'ente, "atti di mala gestione le violazioni di legge e di statuto".
In particolare viene contestato agli ex vertici di aver promosso e successivamente eseguito operazioni dannose sulle quali è risultato integralmente omesso qualsivoglia controllo da parte del collegio sindacale.
Il danno patrimoniale viene quantificato appunto in oltre 141 milioni, mentre per il danno non patrimoniale si rinvia a una quantificazione in corso di causa. L'azione di responsabilità, da quanto filtrato, ha colto di sorpresa gli ex vertici dell'ente perché di fatto rovescia una precedente decisione del consiglio di indirizzo che nel 2015 aveva bocciato la proposta di avviare la causa.
La prima udienza è attesa a fine maggio. In questi mesi sono state chiamate in causa anche tre compagnie assicurative (Cna, Torus e Aig) con le quali in Fondazione erano state sottoscritte delle polizze manageriali. Al di là dell'importante richiesta economica, considerando che l'azione giudiziaria attacca la dirittura personale delle persone citate al momento tra le parti non è stato avviato alcun tipo di dialogo. Si vedrà poi in corso di contraddittorio.
L'atto di citazione dell'ente sostiene tra l'altro che nel periodo in questione "Fondazione Carige sia stata gestita in maniera autocratica dall'ex presidente che insieme all'ex segretario generale è stato l'attore egemone delle scelte gestorie". Le operazioni contestate sarebbero sempre state presentate, si sostiene, "in maniera carente e senza mai sollecitare o sostenere alcuna effettiva discussione collegiale", "senza alcuna trasparente prospettazione dei profili sostanziali e del rischio di investimento rispetto a scenari alternativi", "senza la preventiva messa a disposizione ed illustrazione della documentazione necessaria all'assunzione di una decisione consapevole anche mediante un adeguato benchmarking di confronto tra le possibili scelte alternative di investimento", "con una motivazione, puramente formale, che aveva riguardo a circostanze inesistenti od implausibili, o che, in taluni casi, è stata persino omessa tout court".
Ai sindaci si imputa invece una "responsabilità per 'culpa in vigilando'" Gli atti degli ex vertici sotto il mirino includono: "la sottoscrizione e il successivo acquisto e le relative modalità di esecuzione di parte del prestito obbligazionario convertibile emesso da Banca Carige nel 2010", la conversione delle azioni risparmio possedute dalla Fondazione in azioni ordinarie, deliberata nel 2011, l'acquisto di azioni Banca Carige nel 2012 e, infine, "irregolarità nell'attività erogativa con particolare riguardo alla gestione delle spese di rappresentanza e ai rimborsi spese
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