Genova, arriva la mostra “Parti di donna – Non recidere i fiori”: la fragilità che diventa forza a Palazzo Doria-Spinola

di Carlotta Nicoletti

1 min, 51 sec

Una mostra che unisce arte e natura per raccontare la resistenza femminile e denunciare la violenza di genere

Genova, arriva la mostra “Parti di donna – Non recidere i fiori”: la fragilità che diventa forza a Palazzo Doria-Spinola

Fiori e volti di donna si fondono in un percorso emotivo e simbolico che parla di ferite, rinascita e dignità. La mostra “Parti di donna – Non recidere i fiori” celebra la forza femminile attraverso l’arte, trasformando la fragilità apparente in potenza rivoluzionaria. Realizzata dalla pedagogista Ilaria Scaliti, legata al tema della parità di genere e della violenza contro le donne, porta avanti anche un progetto sul tema dal nome Iside e dalla fotoreporter e giornalista Claudia Oliva, anche lei legata al tema essendo una volontaria del centro anti violenza di Recco. Il loro incontro è avvenuto solo poche settimane fa, ma ha dato vita a un progetto davvero unico e ricco di significato, che s'inserisce negli eventi fuori salone di Euroflora 2025 che inizierà il 24 aprile. Le fotografie di Claudia Oliva si sono unite alla visione di Ilaria Scaliti, fondendo immagini di fiori con immagini di donne tramite l'utilizzo dell'Intelligenza artificiale. 

Fragilità e forza – La mostra ruota attorno a un dualismo potente: quello tra la delicatezza dei fiori e la forza resiliente delle donne. Ogni opera è un dialogo tra corpo e natura, un frammento di identità che si racconta attraverso il colore e la forma.

Il fiore come simbolo – Ogni fiore diventa una metafora: della vita, del dolore, della bellezza, ma soprattutto della resistenza. Le scelte botaniche non sono casuali — ogni specie, ogni colore riflette una sfumatura dell’essere femminile.

Il rosso – Dominante nei ritratti, il rosso non è solo il sangue versato per mano della violenza. È anche passione, rinascita, amore rivendicato. Un colore che urla, ma che allo stesso tempo cura.

Una denuncia visiva – L’esposizione vuole essere anche una denuncia contro il silenzio che spesso avvolge le vittime, ma lo fa con grazia e bellezza. È un invito a guardare, a sentire, a non distogliere lo sguardo.

Un invito alla consapevolezza – Attraverso il simbolismo floreale, l’arte diventa strumento di memoria e cambiamento. Perché “non recidere un fiore” è un gesto che vale quanto un grido: è scelta, cura, speranza. La mostra è visibile dal 16 aprile fino al 4 maggio nel palazzo della Prefettura a Genova. 

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