Idrogeno, l’opportunità rinnovabile in un mercato da costruire. Crema (H2IT): “Italia paese chiave”

di Simone Galdi

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“Per l’industria è una risorsa fondamentale, strategico per la transizione energetica”

Tra le energie rinnovabili protagoniste al Key Expo 2025 di Rimini, l’idrogeno è protagonista, con progetti ambiziosi e soggetto alla ricerca di un mercato in piena costruzione. Tra i player più importanti c’è H2IT, che rappresenta il settore dell'idrogeno in Italia, portando interessi di tutta la filiera, dalla produzione alla realizzazione delle infrastrutture, fino agli stoccaggi e all'uso dell'idrogeno nei settori finali come l'industria pesante e la mobilità. Ai microfoni di Telenord, Luigi Crema, vicepresidente di H2IT Italia, ha fatto il punto della situazione per un settore che vedrà grandi sviluppi nei prossimi anni, sotto ogni punto di vista. E il ruolo dell’Italia nel contesto internazionale potrà essere davvero importante.

Verso la transizione - “È un processo di realizzazione di un intero mercato del settore energetico e che magari in futuro costituirà il settore gas del futuro sistema energetico decarbonizzato - spiega Crema -, un po' come il gas naturale rappresenta un pilastro molto importante all'interno del sistema presente. La nostra priorità di lavoro è quello di identificare le barriere presenti nel settore, di collaborare con le istituzioni politiche, nazionali in primis, per visualizzare queste barriere assieme, per trovare gli strumenti che le possano risolvere e per creare quelle condizioni di varia natura: economica, finanziaria, industriale, tecnologica, politica, sociale”.

La risorsa per l’industria - “L'idrogeno - prosegue il vicepresidente di H2IT ITalia - può essere prodotto in maniera estremamente efficiente, può arrivare all'80% e oltre di efficienza di conversione in alcune tecnologie di elettrolisi, semplicemente prodotto da acqua ed elettricità. Nel momento in cui l'elettricità è rinnovabile, quindi prodotta da fotovoltaico o da energia eolica, ecco che creiamo idrogeno rinnovabile”. Questo idrogeno rinnovabile è una molecola in parte presente poco in natura, ci sono le scoperte di giacimenti di idrogeno molto recenti, anche di grandi dimensioni, ma abbiamo bisogno di questo vettore energetico soprattutto per tutte quelle fonti variabili dove la produzione di energia non coincide al 100% con il consumo della stessa. Abbiamo tante attività come le industrie pesanti che invece consumano energia 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Ecco che abbiamo bisogno di vettori energetici, l'idrogeno è un candidato e fa parte delle strategie europee e anche nazionali per svolgere questo ruolo, che permettono di portare l'energia quando ne abbiamo bisogno e immagazzinarla anche in grandi quantità. L'idrogeno ha la capacità di essere immagazzinato anche stagionalmente, quindi produco l'idrogeno durante il periodo estivo ma lo utilizzo magari nel periodo invernale quando sono maggiori le richieste energetiche da parte dei vari settori di uso finale”.

Sicurezza nel trasporto - “Come tutti gli altri combustibili fossili presenti sul mercato, anche l’idrogeno è una molecola che va curata e maneggiata con attenzione. Nessuno nega la possibilità che questa molecola non possa causare danni - afferma Crema-, ma questo analogamente ai rischi che hanno e presentano anche altre molecole infiammabili, esplosive, il gas naturale stesso, presenta rischi che devono essere gestiti opportunamente. La filiera idrogeno, attraverso processi di standardizzazione delle tecnologie, è entrata in questo processo da molti anni, per cui le tecnologie che utilizzano l'idrogeno sono sicure e presentano rischi non superiori a quelli di altri carburanti o combustibili. Per fare un esempio, un SUV prodotto da una casa orientale costruttrice ha vinto qualche anno fa il test Euro NCAP come il SUV più sicuro tra tutte le mobilità presenti sul mercato, incluso auto elettriche a batteria, benzina e gasolio.

Un mercato in costruzione - “Ci sono ancora molte sfide aperte, sfide in questa fase che collegano l'industrializzazione delle tecnologie dell'idrogeno da un lato e la dei primi mercati dall'altro. La situazione ideale richiederebbe che l'intera filiera comparisse per magia dalla produzione agli usi finali allo stesso momento, così da avere tutto in campo e che fluisce in maniera congrua con i flussi economici. Questo chiaramente non è possibile, quindi bisogna attuare delle strategie di costruzione del mercato progressive che da un lato vedano la creazione di politiche, la Commissione Europea ha probabilmente l'assetto politico più completo per supportare la creazione del settore idrogeno a livello mondiale, dall'altro anche di natura economica. Ad oggi l'idrogeno, ad esempio rinnovabile, non è economico nella sostituzione dei combustibili fossili, costa di più, come costavano di più i primi pannelli fotovoltaici, e quindi c'è bisogno di un supporto di incentivo in una fase transitoria. Chiaramente devono essere collocati supporti congrui nelle tempistiche congrue, per realizzare un mercato che poi permetta di essere sostenuto da solo, con i propri valori economici”.

Il ruolo dell’Italia - “In questo contesto, un driver sarà la realizzazione di infrastrutture continentali, la Commissione Europea ha lanciato la costruzione della European Hydrogen Backbone, ossia dell'ossatura di trasporto dell'idrogeno attraverso tutta l'Europa. L'Italia su questo giocherà un ruolo di primo attore con il Corridoio Sud che porterà idrogeno prodotto nel Nord Africa, principalmente in Tunisia e Algeria, lungo tutta la penisola a servire il settore industriale italiano e poi nell'export a servire anche altri paesi quali l'Austria e la Germania. L'insieme di queste cose, unito anche ai progetti locali di Hydrogen Valleys, creeranno un po' quelle condizioni che permetteranno passo dopo passo al settore idrogeno di potersi costruire e di diventare una realtà” conclude Crema.

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