Il Covo di Nord Est sta valutando se chiedere i danni al Viminale
di Redazione
Dopo la chiusura imposta dal Prefetto il tribunale da ragione alla storica discoteca. Matteo Canepa: "Abbiamo subito un danno economico e di immagine"

ll Covo di Nord Est, storico locale della Dolce Vita tra Santa Margherita Ligure e Portofino, sta valutando una richiesta danni al ministero dell'Interno per aver subito una chiusura di due giorni a fine luglio. La vicenda riguarda il distanziamento sociale e le norme anti coronavirus che, a quanto hanno rilevato i carabinieri durante i controlli in riviera, non sarebbero state attuate tra gli avventori della discoteca.
Da qui il provvedimento del Prefetto di Genova che aveva imposto uno stop al locale per cinque giorni; provvedimento impugnato dalla società che gestisce il Covo di Nord Est e sospeso, dopo due giorni di chiusura, dal tribunale in via di autotutela: sospensione confermata nell'udienza del 7 agosto. Due giudici hanno dato ragione alla discoteca.
Da qui l'intenzione di richiedere un risarcimento danni al ministero anche se al momento non c'è nessun atto formale ma solo un'ipotesi. "Siamo convinti che il provvedimento di chiusura sia stato non corretto: ogni sera attuiamo un severo protocollo tra misurazione della temperatura, richiesta di mascherine e di rimanere distanziati - spiega Matteo Canepa, uno dei titolari del Covo di Nord Est - Non troviamo giusto che le conseguenze dei cattivi comportamenti degli avventori, pur evidenziati dal nostro staff, ricadano su di noi».
E sulla richiesta danni Canepa aggiunge: "abbiamo subito un danno economico per la chiusura ma soprattutto di immagine: la notizia della chiusura del Covo di Nord Est, locale che di per sé fa notizia, ha fatto il giro di tutta Italia e non ci stiamo a passare per quelli che non rispettano le regole; oltre al fatto che dopo la chiusura abbiamo avuto un pesante calo anche delle attività che sono all'interno della struttura e che non sono state oggetto di chiusura come i ristoranti e lo stabilimento balneare".
"I Protocolli Stato-Regioni sono chiari sulla responsabilità personale di chi non mantiene le distanze - conclude Canepa - noi addirittura facciamo spegnere la musica se le persone che ballano non rispettano il distanziamento. C'è molta più sicurezza nelle discoteche che nelle piazze della movida".
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