25 aprile, il racconto del partigiano Ezio Vallerio: “Ci hanno rubato l’infanzia, fate in modo che non vi rubino la vita”

di Riccardo Olivieri

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Dalle montagne, dove è andato a combattere appena 15enne, all’ammirazione per il presidente Mattarella: “Spero di morire un giorno prima di lui”

Aveva solo 15 anni Ezio Vallerio quando è salito sulle montagne dell’entroterra del Tigullio per combattere i nazifascisti: oggi, a 80 da quel 25 aprile 1945, si è seduto nella platea del Teatro Nazionale di Genova per accogliere il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e raccontare la sua storia. Legata attorno al collo porta una bandiera dell'Anpi di Sestri Levante, di cui ricorda l'ingresso degli inglesi dopo la Liberazione: "Gridarono 'beautiful!'".

25 aprile 1945 - Vallerio del 25 aprile 1945 ricorda che è stato "un giorno di felicità perché siamo arrivati alla vittoria finale contro il nazifascismo. Per noi voleva dire passare a una vita un po’ diversa. In montagna a volte si mangiava, a volte si saltava; l’inverno era un freddo bestiale". La sua brigata, poi promossa a divisione, si muoveva "nell'entroterra del Tigullio, tra il monte Zatta e il Biscia", una zona impervia che aveva spinto Bisagno in persona, Aldo Gastaldi, "a convincerci di andarcene perché eravamo in una zona impossibile, pericolosa, in mezzo a due rotabili. Ci diceva che i tedeschi ci avrebbero stritolati, che stavano salendo dalla Linea Gotica con 5-6 divisioni. Voleva che andassimo in Val Cichero ma abbiamo rifiutato. Meglio che andare in una zona che non conoscevamo e dove non avevamo informatori, che erano soprattutto donne. Ne ricordo una in particolare, Violetta, che è stata una bandiera per noi. Quindi siamo rimasti sul posto. Eravamo sotto il comando di Virgola (Eraldo Fico): in 15 giorni da brigata è diventata divisione perché lui era un grande comandante, onesto, democratico e non voleva che i prigionieri venissero molestati. Erano i primi a dover mangiare quella brodaglia che a volte avevamo da mangiare. Poi tanti si sono uniti a noi".

Vallerio poi scherza con il giornalista, "avevo 15 anni ma ero alto come lei, una stecca" dice sorridendo mentre racconta del comandante Virgola: "È stato  la mia università. L’ho detto anche ieri in un teatro dove mi hanno accolto con tantissimi applausi: la montagna è stata la mia università. Quando sono sceso ho detto a mio padre che volevo studiare, mi ha risposto che non avevamo tempo".

Mattarella e i giovani - All'epoca i fascisti gridavano in strada “comunisti venite fuori”, racconta, "per bastonarci, erano la squadraccia più maledetta della zona". Oggi i tempi sono cambiati e a difendere la Costituzione c'è "il presidente Mattarella, mi auguro di morire un giorno prima di lui perché non vorrei vivere con un altro presidente. Con lui mi sento garantito perché ogni giorno dimostra di difendere la nostra Costituzione, che ha dato il voto alle donne".

Quando lo salutiamo con un "viva il 25 aprile" Vallerio risponde "viva lei! Io spero che la attenda un futuro migliore del mio. Il comandante Scoglio in una scuola ha detto “a noi hanno rubato l’infanzia, fate in modo che a voi non rubino la vita".

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