La storia del comandante nazista a Genova che disobbedì a Hitler, i discendenti: “I partigiani gli salvarono la vita”

di Riccardo Olivieri

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Gunther Meinhold non solo firmò la resa dei tedeschi a Villa Migone ma contrariamente a quanto richiesto dal regime non diede l'ordine di distruggere il porto

La storia del comandante nazista a Genova che disobbedì a Hitler, i discendenti: “I partigiani gli salvarono la vita”

Nella platea del teatro Nazionale di Genova dove si sono svolte le celebrazioni del 25 aprile alla presenza del presidente Mattarella c'era anche la famiglia Meinhold. Un loro avo, Gunther Meinhold, fu il comandante nazista che negoziò la resa dell'esercito tedesco coi partigiani, firmata a Villa Migone il 25 aprile del 1945 da lui stesso e dal rappresentante del Comitato di Liberazione Nazionale, il partigiano e operaio Remo Scappini. Meinhold inoltre disobbedì all'ordine del fuhrer di distruggere tutte le aree strategiche e i porti delle città abbandonate dai tedeschi e per questo fu condannato a morte ma riuscì a salvarsi grazie ai partigiani, prima di spegnersi nel '79.

Nella foto di copertina, tra la famiglia numerosa giunta in Italia per la ricorrenza e discendenti di partigiani, c'è anche Filippo Biolè, presidente della sezione genovese dell' Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti, l'unico in sala che conoscesse sia il tedesco che l'italiano e che ha quindi fatto l'interprete su richiesta dei giornalisti. Nonostante la modestia, "sono un po' arrugginito" ha detto scherzando prima dell'intervista, è riuscito a farci arrivare la storia non solo del comandante ma anche dell'uomo Meinhold raccontata dai suoi familiari.

Gunther Mainhold - A parlarci di Gunther Meinhold sono soprattutto Wilko Meinhold (che 7 anni fa era già stato a Villa Migone e ha scritto la pagina su Wikipedia legata all'accaduto), e Marianne Doring, che ci raccontano di un uomo a cui Hitler non piaceva. Ha combattuto anche in Russia, nella 15esima divisione, poi ha comandato la Wermacht a Genova dal 1 novembre del 1944. "È sempre stato contro il nazismo e si è schierato contro Hitler. Per il fatto di essersi schierato contro Hitler ha avuto dei riconoscimenti e delle medaglie dopo il nazismo". A Genova c'erano le milizie più feroci del nazismo, la Gestapo e le SS sotto la guida di Friederich Engel. Meinhold venne raggiunto da un professore genovese, "Giampalmo" ricordano i familiari del comandante, che gli fece presente i rischi causati dalla distruzione del porto. "Considerava sacro il territorio italiano, questo lo ha sempre raccontato. Si è sentito responsabile per Genova e si è adoperato per evitare che l'ordine di distruzione non venisse eseguito. Ha dato un piano ai partigiani per evitare che il porto venisse distrutto, e se non fosse stato per i partigiani lui stesso non sarebbe sopravvissuto". Hitler infatti lo aveva condannato a morte "per aver sottoscritto la resda con i partigiani, che lo hanno arrestato e quindi salvato perché alcuni fanatici della marina tedesca volevano ucciderlo".

Dopo la guerra - Dopo la guerra Meinhold venne una seconda volta a Genova, nel 1951. "Non ha mai parlato del salvataggio del porto - raccontano i familiari -. Siamo venuti qua in vacanza in treno, lui ha tirato giù il finestrino e ha guardato molto lentamente la città, solo guardato, senza dire una parola perché era modesto. Non ha mai detto niente".

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